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Barbie e il successo per il giocare a “fare le grandi”

Barbie, la bambola icona degli anni ’90 è uno dei più grandi casi di marketing di successo della storia. Proprio per questo motivo, abbiamo deciso di sceglierla come protagonista di questo mercoledì.

Molti di voi si saranno chiesti com’è nata, qual è la sua storia? Barbie nasce circa 60 anni fa e l’idea è stata partorita dall’americana Ruth Handler , co-fondatrice della Mattel, mentre guardava Barbara, la figlia giocare con delle bambole di carta, che non erano altro che figurine ritagliate dalle foto delle riviste.

La bambina era felice di interpretare un ruolo da adulta. Sì, proprio così: mentre adesso questo dovrebbe essere un ragionamento logico e scontato, dovete sapere che negli anni Cinquanta tutte le bambole avevano un corpo da bambina. In poche parole la piccola Barbara stava capovolgendo completamente i ruoli. E così, Ruth pensò che sarebbe stata una buona idea quella di creare una bambola con il corpo da adulta.

Nasce così una nuova epoca (oltre che una nuova bambola) dove le bambine avrebbero potuto giocare a “fare le grandi”, non più le bambine.

Dal nome di Barbara nasce quello di Barbie, la bambola sempre all’avanguardia, sia in termini di moda che di ideologia per riflettere il mutamento del ruolo della donna nella società negli ultimi 50 anni.

Un giocattolo che esprime i trend del momento e interpreta i sogni e le ispirazioni di dei giovani e, perché no, dei meno giovani che in lei si sono identificati.

Inoltre La Mattel negli anni ha voluto mettere a punto una serie di valori che potessero formare la psicologia di Barbie. Possiamo identificare la bambola con questi aggettivi: spensierata, divertente, impegnata, educata, educativa, trendy.

Inoltre, accusata di offrire un modello anoressico, Barbie ha saputo modificarsi, aumentando la sua misura dei fianchi, per essere sempre d’esempio a tutte le ragazzine che la riconoscono come tale.